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24 OTT 2013

50 Sedie d’Artista

Punto di partenza sono 50 sedie rosse di legno, originariamente impiegate per un’installazione dell’artista svizzero Daniel Berset a Villa Erba sul lago di Como per Orticolario e successivamente donate a Sim-patia per la realizzazione di questo progetto benefico.

Le sedie sono trasformate, smontate, dipinte e rielaborate da artisti, designer, personalità del mondo della moda e dell’imprenditoria per dare vita a nuove originali creazioni.

Opere di Artisti: Giovanni Anzani, Riccardo Arbizzoni, Baldessari e Baldessari, fratelli Bonzano, Andrea Branzi, Giuliano e  Gabriele Cappelletti, Valentino Carboncini, Ornella Cavadini Reni, Adriano Caverzasio, Massimo Clerici, Roberto Coda Zabetta, Carlo Colombo, Giuliano Collina, Valerio Cometti,  Cazzupoli Armando Kronenberg, Michele de Lucchi, Silvano Donadoni, Terry Dwan, Ettore Favini, Ilaria Venturini Fendi, Elio Fiorucci, Giovanni Frangi, Valerio Gaeti, Massimiliano Galliani, Michelangelo Galliani, Omar Galliani, Anna Galtarossa, Marco Grassi, Omar Hassan, Giuseppe Leida, Christian Leperino, Battista Luraschi, Massimo Malacrida, Team Factory Mantero, Vincenzo Marsiglia, Alessandro Mendini, Giuseppe Menta, Angelo Monti, Fabrizio Musa, Ester Negretti, Olo Creative Farm, Franco Origoni, Lucia Pescador, Antonio Riello, Davide Riva, Agatha Ruiz de la Prada, SImona Roveda, Ospiti di Simpatia, Ospiti di San Patrignano, Paolo Salvadè, Nicola Salvatore, Luca Scacchetti, Sikrea, Alberto Spinelli, Aldo Spinelli, Aldo Spoldi, Davide Sprenghel, Alfredo Taroni, Guido Taroni, Carla Tolomeo, Alessandro Tresoldi.

Il complesso dell’immobilismo
In italiano più che in qualunque altra lingua, la parola “sedia” (e ovviamente anche l’oggetto che designa) è all’origine di altri termini e di metafore con sfumature alquanto negative. Lo spettro di possibilità va dall’aggettivo “sedentario” alla perifrasi “rimanere attaccati alla sedia” e non fa pensare a nulla di buono. 

Peccato, perché questo mobile a quattro zampe, in altre culture è un valore archetipico che esprime la regalità e sfiora il sacro quando si leva a “trono” o è spesso indice di autorità e di trasmissione di conoscenza, come suggerisce la relazione non solo omofonica tra le parole inglesi chair e teacher. 

Non c’è nulla da fare, l’Italia (o forse meglio la sua lingua e la sua cultura recenti) ha un problema più che mai aperto con l’immobilismo, con la stagnazione che da troppo tempo l’affligge, e a farne le spese e la cronicamente la sedia. 

Che c’entra tutto ciò con le opere realizzate per Sim-Patia? Posando uno sguardo d’insieme sulle decine di sedie che andranno in asta, è abbastanza inevitabile constatare che l’intento più diffuso tra i loro autori è stato quello di suggerire dinamicità, irrequietezza, a volte persino un senso di destabilizzazione. Certo, le eccezioni non mancano: tra gli artisti c’è anche chi ha letteralmente blindato la sua sedia; ma l’atteggiamento maggioritario è pur sempre dell’insegna del “diamole una mossa”. Manco a dirlo c’è mossa e mossa. 

C’è chi ha scelto di agire sulla superficie, rendendola otticamente dinamica e a volte persino fremente. C’è chi ha elaborato la superficie fino a conferirle di rilievo, rugosità, asperità. C’è chi ha reso la sedia schermo, chi quinta scenografica, chi l’ha raddoppiata e chi l’ha fatta a fette.

Fortunatamente nessuno nemmeno i designer (dato molto interessante) ha seguito l’andazzo preso dal design degli ultimi decenni, vale a dire sfornare sgabelli severi, esangui, implicitamente punitivi ed esplicitamente scomodi, spacciati tuttavia per capolavori di progettualità minimalista. 

Ma che per Sim-patia tutti (o quasi) gli artisti e designer hanno scelto di essere massimalisti, talvolta anche un po’ barocchi. Ma il complesso dell’immobilismo si affaccia da un un po’ ovunque e sinceramente non è affatto detto che sia un male. 

Tra l’inerzia la foga esiste comunque una terza via che andrebbe presa in seria considerazione. A suggerirla una sedia che ha subíto un intervento basilare, e che perciò non fa finta di non essere una sedia ma anzi accoglie con il suo cromatismo essenziale chiunque si voglia accomodare. Allo stesso tempo però ricorda che l’indugio è benvenuto quando è temporaneo, è ancora più quando è una pausa, quando è l’intervallo di un’azione. A scanso di equivoci, sul sedile riporta sottile, elegante ma nitidissimo divieto di sosta.

Roberto Borghi.

Mostra
Triennale di Milano dal 24 Ottobre al 3 Novembre 2013.

Asta
L’asta delle sedie, battuta da Anna Gastel, consulente di Christie’s
10 Novembre ore 10:30
Palazzo Terragni, Como

Il ricavato sarà devoluto alla Cooperativa Sociale Sim-patia

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